E’ inutile, non ci posso fare nulla, sono un coglione…
E pure grosso!
Ieri sera, ho fatto l’upgrade di wordpress alla versione 3.0 in automatico ed è andato tutto bene, come al solito, ad un certo punto, girovagando tra le opzioni, per vedere se c’è qualche funzione nuova, vedo una cosa per fare l’upgrade dei temi…
Siccome era diverso tempo che non smanettavo con la sidebar, i css e le altre menate, che faccio?
Ovvio, faccio l’upgrade senza avere un cazzo di backup…
Ora mi ritrovo con il tema nudo e crudo, con parecchia rabbia in corpo, piu che altro per tutto il tempo, i moccoli che ci avevo speso, e poi perchè mi piaceva, ovviamente.
Mi dico, eh vabbè che sarà mai, anzi è l’occasione per rinnovare un pò, poi ci ripenso e mi dico “MA CHE 2 PALLE!”, vista la mia inesperienza, mi toccherà di mettere mano al template, andare per innumerevoli tentativi, finchè non ritroverò un layout di mio gradimento…
Sono un coglione.
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Spettacolare street art, su una ringhiera, che a prima vista potrebbe anche passare inosservata, ma vedendola da una certa prospettiva… (come tante altre cose del resto…)
Se capitate a Berlino, in Bergmannstraße tenete d’occhio le ringhiere, potreste vederla, sempre che la cancellata non sia stata ridipinta…
Un progetto fotografico iniziato ai primi del 2010 da Stan Engelbrecht (Cape Town, Sud Africa) e Nic Grobler (Johannesburg, Sudafrica). Hanno iniziato a fotografare lavoratori, sopratutto pendolari, che usano la bicicletta, e contemporaneamente intervistano i ciclisti, facendo una sorta di indagine, se amano la bici, o semplicemente la usano per necessità, domande di varia natura insomma, cercando di capire come mai anche in Sudafrica, sono in pochi a usare questo mezzo di trasporto. Da questo progetto è nato un libro fotografico, e una raccolta di fondi, se volete acquistarlo, questa è la pagina.
Un reportage fotografico che rappresenta uno spaccato della realtà rom in quel di Napoli.
Molto bello e intenso, da vedere…
A qualcuno potrebbe sembrare strano che un sociologo scriva un commento al lavoro di un fotografo. Al contrario, invece, il rapporto tra arte fotografica e scienze sociali diviene nel tempo sempre più stretto: se da sempre la fotografia è un supporto indispensabile per la ricerca antropologica, da trent’anni a questa parte si va consolidando - negli Stati Uniti prima e in Europa poi - un filone di studio e di indagine che prende il nome di “sociologia visuale”. In questo approccio la fotografia non è più considerata per la sua valenza estetica, ma diviene vero e proprio strumento di indagine empirica, sguardo che scava nella realtà sociale contribuendo spesso a metterne a nudo le contraddizioni, con una evidenza sicuramente più immediata e coinvolgente di quanto possa fare un testo scritto. Ciò è particolarmente vero quando divengono oggetto di analisi la marginalità e l’esclusione sociale, come appunto è il caso delle foto di Maurizio Cimino di un campo Rom nei dintorni di Napoli. Non uso a caso il termine “analisi” in quanto mi sembra che l’autore, pur partendo da un’esperienza artistica, centri in pieno alcuni degli obiettivi di quella che siamo abituati a chiamare la ricerca qualitativa in questo settore: la narrazione della quotidianità di un gruppo sociale, l’individuazione di caratteristiche che ne definiscono l’identità di gruppo, ma soprattutto la capacità di evidenziare la sconvolgente normalità con cui è vissuto il disagio. Certo, lo sguardo di un fotografo è soggettivo. Oggi però stiamo imparando a capire come anche la scienza interpreti il mondo a partire da un punto di vista, e come l’unica possibile garanzia di oggettività consista nell’esplicitazione di questo punto di vista, sia in senso metodologico che concettuale.
La scorsa settimana è scomparso da YouTube il video: “I bertoladri” di Marco Travaglio tratto dalla sua trasmissione Passaparola. Il filmato è riapparso dopo un paio di giorni in seguito alle azioni del mio staff. Il motivo riportato da YouTube per la cancellazione del video era: “Questo video non è più disponibile a causa di un reclamo di violazione di copyright da parte di Mediaset”.
Travaglio è stato intervistato a casa sua a inquadratura fissa. Né lui, né la sua abitazione sono (per ora) di proprietà di Mediaset. Il copyright sulle parole e sui cittadini non è ancora stato introdotto per legge. In futuro, forse, per comparire su Internet bisognerà chiedere il permesso a Ghedini. Continua…
Anche se non sembra, questa è una cosa gravissima, una violazione incredibile dell’articolo 21, tipica di un regime dittatoriale.
Che paese di merda…
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Una interessante intervista di Roberto Saviano per Panorama, che merita di essere letta, offre diversi spunti di riflessione.
Eccone alcuni.
Il problema è un altro. Questo governo agisce, e spesso con successo, soprattutto a livello di ordine pubblico. In primo luogo con gli arresti. Potere mostrare i camorristi e i mafiosi arrestati diviene prova dell’efficacia della lotta alla mafia. Ma questo governo non ha approntato strumenti per colpire il punto nevralgico delle organizzazioni criminali: la loro forza economica.
Oppure
E poi i sequestri spesso vengono sbandierati due tre volte nella cronaca, quando invece sono parti di una stessa operazione.
Cioè che cosa accade?
Prima i beni vengono congelati, poi viene fatta la richiesta di sequestro, e alla fine il sequestro viene effettuato. Questi tre passaggi generano tre notizie, facendo spesso sembrare che le azioni contro l’impero economico sono state tre anziché una.
Un reportage spettacolare, da un punto di vista inusuale, cioè dall’alto. George Steinmetz, fotografo americano riprende cosi per la prima volta il deserto africano, con il suo parapendio a motore.
Una notizia che se fosse vera, vista l’inaffidabilità della fonte (tuttosport), e ammesso fosse vera anche la richiesta di 6mln da parte del Real (cosa di cui dubito profondamente), sarebbe da stupidi farselo sfuggire nel mercato di gennaio.
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