Spettacolare street art, su una ringhiera, che a prima vista potrebbe anche passare inosservata, ma vedendola da una certa prospettiva… (come tante altre cose del resto…)
Se capitate a Berlino, in Bergmannstraße tenete d’occhio le ringhiere, potreste vederla, sempre che la cancellata non sia stata ridipinta…
Un progetto fotografico iniziato ai primi del 2010 da Stan Engelbrecht (Cape Town, Sud Africa) e Nic Grobler (Johannesburg, Sudafrica). Hanno iniziato a fotografare lavoratori, sopratutto pendolari, che usano la bicicletta, e contemporaneamente intervistano i ciclisti, facendo una sorta di indagine, se amano la bici, o semplicemente la usano per necessità, domande di varia natura insomma, cercando di capire come mai anche in Sudafrica, sono in pochi a usare questo mezzo di trasporto. Da questo progetto è nato un libro fotografico, e una raccolta di fondi, se volete acquistarlo, questa è la pagina.
Sembra che alcuni scienzati cinesi siano riusciti a teletrasportare della materia, per oltre 10 miglia, con una fedeltà dell’ 89%.
Tuttavia resta ancora piuttosto pericoloso, sperimentarlo su creature viventi, si tratta di un piccolo passo, ma probabilmente in futuro sarà possibile.
Come dire che Star Trek non era solo fantascienza…
Qua si può leggere l’intero articolo, ovviamente non è alla mia portata, un pò perchè è in inglese, ma sopratutto perchè è infarcito di formule magiche incomprensibili.
Se avete un pò di tempo da buttare, ecco un giochino in flash, un time-waster, come si usa dire, un cannone di carta con il quale, attraverso mirate parabole dovrete fare esplodere dei terribiliiii mostriciattoli.
Accidenti a quella volta che l’ho scoperto…
Lo so, è una stupidaggine, tra l’altro la grafica è a dir poco elementare, anche se abbastanza originale, ma ogni tanto una giocata me la devo fare… onemorelevel.com
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Un reportage fotografico che rappresenta uno spaccato della realtà rom in quel di Napoli.
Molto bello e intenso, da vedere…
A qualcuno potrebbe sembrare strano che un sociologo scriva un commento al lavoro di un fotografo. Al contrario, invece, il rapporto tra arte fotografica e scienze sociali diviene nel tempo sempre più stretto: se da sempre la fotografia è un supporto indispensabile per la ricerca antropologica, da trent’anni a questa parte si va consolidando - negli Stati Uniti prima e in Europa poi - un filone di studio e di indagine che prende il nome di “sociologia visuale”. In questo approccio la fotografia non è più considerata per la sua valenza estetica, ma diviene vero e proprio strumento di indagine empirica, sguardo che scava nella realtà sociale contribuendo spesso a metterne a nudo le contraddizioni, con una evidenza sicuramente più immediata e coinvolgente di quanto possa fare un testo scritto. Ciò è particolarmente vero quando divengono oggetto di analisi la marginalità e l’esclusione sociale, come appunto è il caso delle foto di Maurizio Cimino di un campo Rom nei dintorni di Napoli. Non uso a caso il termine “analisi” in quanto mi sembra che l’autore, pur partendo da un’esperienza artistica, centri in pieno alcuni degli obiettivi di quella che siamo abituati a chiamare la ricerca qualitativa in questo settore: la narrazione della quotidianità di un gruppo sociale, l’individuazione di caratteristiche che ne definiscono l’identità di gruppo, ma soprattutto la capacità di evidenziare la sconvolgente normalità con cui è vissuto il disagio. Certo, lo sguardo di un fotografo è soggettivo. Oggi però stiamo imparando a capire come anche la scienza interpreti il mondo a partire da un punto di vista, e come l’unica possibile garanzia di oggettività consista nell’esplicitazione di questo punto di vista, sia in senso metodologico che concettuale.
Invece probabilmente la farà franca, e crede di prendere in giro tutti con assurde motivazioni…
La tesi del ministro è fantastica. In sostanza dice: Io credevo che la casa costasse 610 mila euro. Mai saputo che costasse di più. Se qualcuno ha versato alle venditrici altri 900 mila euro, lo ha fatto senza dirmelo.
In altre parole, lui nel 2004 avrebbe acquistato un appartamento di quasi 200 metri quadri davanti al Colosseo convinto che costasse 610 mila euro: né le proprietarie dell’immobile, né il notaio, né altri gli avrebbero detto il vero prezzo della casa, un milione e mezzo di euro.
Intendiamoci, questa tesi difensiva era l’unica possibile, dopo quello che è emerso nei giorni scorsi, incluse le tracce degli assegni stessi e le testimonianze delle due venditrici. Facendola sua, Scajola tenta di rovesciare il tavolo: ora qualcuno deve dimostrare che io sapevo, è la vostra parola contro la mia.
Tuttavia la spiegazione del ministro è talmente illogica e inverosimile da far sorridere: lui così ignaro del mercato immobiliare a Roma (un ministro economico!) da pensare di poter davvero comprare 200 metri quadri al Colosseo per il prezzo di un trilocale al Fleming; la parte venditrice e il notaio che gli tengono accuratamente nascosta la verità; l’imprenditore Anemone che ci mette 900 mila euro in più senza nemmeno farlo sapere al suo beneficiato (e allora perché glieli avrebbe regalati, se non per acquistare la sua gratitudine o per pagare vecchi debiti?).
In America – ma probabilmente anche in India – una tesi difensiva così ridicola porterebbe alle dimissioni un secondo dopo, a furor di popolo: perché non solo ha preso una valanga di soldi da un imprenditore, ma ha preso pure tutti noi per fessi completi.
Invece Scajola ci ha provato, e probabilmente la farà anche franca. Perché il suo capo gli ha insegnato che da noi non c’è un’opinione pubblica, quindi non ci sarà nessuna reazione o quasi. Lui continuerà a sostenere imperterrito la sua assurda tesi, come se fosse verosimile, e a fare il ministro.
Se ci ha preso per fessi, è perché forse lo siamo.
La realizzazione è abbastanza “artigianale”, è infatti realizzato con dei comuni tubi da idraulico in pvc, però devo ammettere che l’idea è alquanto interessante, e secondo il mio parere anche funzionale…
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